Quello della privacy è sicuramente un problema spinoso nel mondo di internet. Sono tantissime le informazioni personali che, in un modo o nell’altro, girano nella rete ogni ora, ed è chiaro di conseguenza che l’utente voglia difendersi e non lasciare trapelare troppe informazioni di sé. Ma ogni volta che si cerca qualcosa con Google, il servizio preleva automaticamente dei dati che riguardano proprio chi effettua la ricerca, e li elabora convertendoli in statistiche (da mostrare, ad esempio, in Analytics). Ma la società di Mountain View, come hanno fatto Firefox e Safari, è corsa ai ripari.
A Google hanno infatti ben pensato di dare la possibilità di criptare le ricerche, facendo quindi in modo che non lascino alcuna informazione e alcuna traccia. I primi a pensarci sono stati quelli di Firefox, un po’ di tempo fa: è infatti dalla versione 14 (quella disponibile oggi è la 18) che è possibile scegliere di utilizzare una connessione criptato.
E subito dopo Firefox è stato il turno di Safari, il browser made in Apple, che si è adeguato di conseguenza all’opportunità di offrire ricerche criptate. Nell’ultimo anno, il 39% delle ricerche è stato privato delle informazioni statistiche destinati ai siti web.
E oggi, come dicevamo, anche Chrome si è unito alla cosa, dando all’utente la possibilità di decidere se condividere informazioni (seppur semplicemente statistiche) oppure no. Considerando il 39% di ricerche “anonime” di cui vi parlavamo prima, però, e il fatto che ora anche il browser di Google – il più popolare al mondo, dalla fine del 2012 – abbia adottato la cosa, ci chiediamo se e quanto le ricerche caleranno in futuro, e quale sarà il destino delle ricerche e delle statistiche sul web.
E voi cosa preferite? Non vi importa se le vostre ricerche vanno a finire nella lista delle statistiche di un sito web, o preferite non dare proprio a nessuno l’opportunità di vedere cosa cercate?