Nell’articolo precedente vi abbiamo parlato di Chrome 30 ma focalizzandoci sulla versione per dispositivi Android, e vi abbiamo descritto le nuove gesture disponibili e così via. Ora invece parliamo della versione desktop, che non è di certo da meno e introduce elementi molto interessanti che perfezionano l’esperienza con il browser di Google.
La nuova aggiunta più interessante è senza dubbio quella riguardante la ricerca per immagini: adesso, se volete conoscere l’origine di un immagine e state utilizzando Chrome, vi basta cliccare col tasto destro (o equivalenti, insomma) sull’immagine in questione, e selezionare l’opzione relativa. In men che non si dica vi troverete diretti su Google, nella sezione di ricerca immagini, con il vostro elemento già oggetto di ricerca e i risultati ben visibili sulla pagina.
La cosa funzionerà su piattaforme Windows, Mac e Linux. Nonostante l’aggiornamento non sia ancora stato diffuso ufficialmente, dovrebbe comunque essere disponibile a tutti gli utenti del browser Chrome nei prossimi giorni (di tanto in tanto provate a cliccare col tasto destro su un’immagine, per vedere se è cambiato qualcosa o è apparsa qualche altra opzione).
La versione desktop di Chrome, inoltre, con questo aggiornamento corregge 50 vulnerabilità, inclusi 10 errori di priorità alta che sono valsi ai ricercatori indipendenti più di 15.000$ (vi ricordiamo che Google è solita offrire premi in denaro a chi contribuisce alla ricerca di errori e bug da correggere). Una vulnerabilità da sola è valsa ad un ricercatore circa 4.000$, e basta questa cifra per indicare l’importanza di questa correzione.
Questo nuovo aggiornamento di Chrome migliora ulteriormente l’esperienza utente, e la lega ancora di più al popolare motore di ricerca, introducendo una funzione molto importante come quella relativa alla ricerca di immagini. Stiamo assistendo ad un processo secondo il quale, tramite account e funzioni di ricerca, Google e Google Chrome stanno quasi diventando una cosa sola. E diciamo che è il minimo, per una compagnia della portata di Google con due prodotti dalla diffusione così capillare.
via | CNET