Google è una grande multinazionale. Una multinazionale enorme, che ha le mani un po’ ovunque e che deve vedersela con moltissime situazioni differenti. Oggi vi parliamo di un problema per la società, che è stata condannata dalla Corte Suprema di Victoria per diffamazione. Secondo i giudici australiani, infatti, il motore di ricerca si può facilmente paragonare a un editore. Ma andiamo ad analizzare la situazione in modo più completo.
Questo problema legale vede coinvolti Google e i suoi risultati di ricerca. L’azienda di Mountain View è stata infatti dichiarata colpevole per aver diffamato pubblicamente la figura di tale Milorad Trkulja, un uomo emigrato dalla Jugoslavia in Australia negli anni Settanta. Ma qual è l’accusa, per la precisione? Ecco, secondo i giudici della Corte Suprema dello stato di Victoria, Google avrebbe diffamato la figura dell’uomo associando le sue foto a quelle di un famoso criminale, Tony Mokbel, oltre ad aver collegato il nome di Trkulja a un caso irrisolto di omicidio.
Ma la cosa non è di certo cominciata oggi: nel 2009, infatti, da Mountain View si sarebbero rifiutati di accogliere la richiesta di eliminare i contenuti diffamatori, e da quel giorno la cosa si sarebbe trasformata in un’azione legale (prima Google era semplicemente stata avvertita per via informale).
Ma la giustificazione di Google, in fondo, potrebbe anche reggere: i legali dell’azienda, infatti, sottolineano che il motore di ricerca non avrebbe in alcun modo deciso di associare determinate immagini a determinate pagine o figure o personaggi, non essendo infatti l’editore dei contenuti coinvolti nel caso. Le fonti, dicono, sono state semplicemente indicizzate, senza sapere che si trattava di materiale diffamatorio.
Ma la giuria non ha voluto sentire ragioni: Mountain View è stata dichiarata colpevole, visto che avrebbe potuto risolvere facilmente la questione accogliendo la richiesta dei legali di Trkulja, nel 2009. La condanna, infatti, non è relativa alla pubblicazione delle immagini, ma alla mancata rimozione di esse.