Le azioni legali, quando si parla di grandi nomi e grandi aziende, possono spesso rivelarsi lunghissime e molto costose. È più o meno quello che sta succedendo col processo che vede coinvolti Google e Oracle per alcune questioni riguardanti diritti d’autore. Oracle, ormai diversi mesi fa, ha infatti accusato Google di aver utilizzato senza permesso le sue API Java all’interno del sistema operativo Android (in modo che possa far girare senza problemi applicazioni scritte appunto in Java). La prima sentenza relativa a questo caso si è conclusa da poco, e ha visto il giudice William Alsup ritenere Google non colpevole, trovando le API di Oracle sprovviste di diritto d’autore, riconoscendo alla casa produttrice soltanto due piccole infrazioni per un rimborso massimo di 300 mila dollari.
Oracle, però, sembra non voler chiedere nulla a Google, per il momento, cercando di accelerare i tempi del processo per arrivare il prima possibile all’appello, dove spera di poter ottenere molto di più. Da Mountain View, però, intanto, non fanno di certo attendere una mossa di risposta: big G ha infatti richiesto 4 milioni di dollari di rimborso a Oracle per le spese legate al processo. Secondo Google, la mancata richiesta di rimborso da parte di Oracle sarebbe conseguente al fatto che la sentenza sia stata favorevole proprio a Google, che quindi dovrebbe essere giudicata vincent ed ottenere un rimborso.
Dei quattro milioni di dollari richiesti, intanto, ben 2.9 andrebbero a coprire i costi dell’organizzazione e della copia dei 97 milioni di documenti impiegati da Google nel corso del processo. Cifre da capogiro.
Non sappiamo, al momento, come si concluderà la vicenda: la cosa certa è che adesso Oracle potrebbe trovarsi ad essere l’unica a pagare per il processo, in attesa dell’appello, nonostante siano effettivamente state trovate tracce di violazioni che darebbero (seppure in minima parte) la colpa a Google, e nonostante abbia diritto a un minimo risarcimento.